Sempre nello stesso punto perché vogliamo che nasca il fiore del basket.

Pensiamo che sia la capacità mentale (concentrazione) più importante del basket per affrontare la gara. Deve essere sentito come il problema principale da tutta la squadra ed ognuno deve avere la consapevolezza che è il problema di tutti, nessun escluso.
Non vogliamo ruoli particolari, tutti devono essere in grado di saper fare tutto.
Non ci sono funzioni specifiche nell’attacco al pressing. Come, quando e perché muoversi è la base di tutto. In questo caso, la regola vale per fare la rimessa della palla da fondo campo. E’ solamente questione di cultura. Il supporto tecnico offerto dal Coach deve essere adatto alle caratteristiche psicologiche , fisiche e tecniche dei giocatori.
Come fare? Innanzitutto, chi ha la palla, deve comunicare, trasmettere un messaggio “chiave” per l’esecuzione del movimento di tutta la squadra, quello che precede il passaggio. L’attaccante (1), si muove correndo (dx-sx) fuori dal campo, lo può fare.

Urla “lampo”, ovvero la richiesta del movimento “orizzontale” di (2) e (3), giocatori “interni” e vicini a (1), il giocatore che gestisce la palla. Pronti tutti, ad eseguire qualsiasi fondamentale, individuale e di squadra. Il movimento senza palla, prima di riceverla, poi il passaggio e successivo movimento di tutta la squadra.

C’è il “back-door”, pronto a “uccidere” la difesa.

E’ in agguato. Guardate il Diag. e immaginatelo. Si può! Tutta la squadra partecipa all’attacco perché tutta la difesa è pronta a rubare la palla. Il movimento senza la palla di (4) e (5) mette a grande rischio la difesa che può subire facilmente il
“back-door”.

Quest’attacco al pressing tutto campo è il frutto finale di un lavoro durato due anni. Avremmo potuto prendere un attacco già confezionato da altri, ma abbiamo preferito fare l’esperienza insieme ai nostri ragazzi, sfruttando le loro capacità per migliorarle.

In un primo momento abbiamo giocato “lampo” con il movimento di due giocatori senza palla, mentre gli altri due, (4) e (5) erano solo in appoggio, fermi, a metà campo, ma solo all’inizio. Rimessa la palla in gioco, avanzavano, insieme agli altri tre, per la conclusione rapida in CP.
Lo sviluppo prevedeva il “lampo” realizzato da due giocatori che si muovevano senza palla, orizzontalmente (vedi i due giocatori vicino alla palla). Quando la palla viene rimessa in gioco, è passata sulla linea mediana longitudinale (lampo) per procedere e finire con il gioco, ancora “lampo”, interpretato però da (4) e (5).

DA SOLI SI PUO’ BATTERE IL PRESSING?

Si, si può. Per sviluppare il pensiero che uno solo giocatore , sfruttando un’idea organizzativa, possa battere il pressing, abbiamo portato avanti l’idea del gioco col “santo”, cioè collaborando col compagno che si posiziona sotto canestro.

Immaginare è una grande capacità, si può!!!

Guardando il Diag. precedente. Il play (1), dopo il “dai-e-segui” con (3) e dopo avere sviluppato un attacco in palleggio laterale col concetto del “finto attacco”, passa al “santo” e taglia diagonale. Facile? Si, ma solo teoricamente, se non viene fatto continuamente l’esercizio. Ci vorrebbe un altro diagramma , ma bisogna anche saper immaginare.
Lo abbiamo fatto per due anni senza complicazioni. Il problema è della difesa!!!

Il “santo” rappresenta l’idea, la possibilità dell’appoggio centrale per sviluppare l’inversione del gioco e poter tagliare in diagonale. Tutto eseguito da (1), che fa la rimessa. Praticamente , da solo, può battere il pressing. Fantascienza? Assolutamente, no. Semplicemente NON abbiamo mai voluto la specializzazione dei ruoli e, per dare la possibilità a tutti di fare una esperienza organizzativa, abbiamo introdotto l’esercizio. Tutti possono organizzare. Unica condizione, volerlo fare, desiderarlo veramente, avendo personalità.

Il nostro pensiero? Chi avrebbe desiderato giocare playmaker avrebbe potuto esercitarsi, farlo, prendendosi la responsabilità della rimessa. Un’idea che ha migliorato i ragazzi anche se non è mai stato fatto con la consapevolezza sperata dal coach.

Questa “goccia” tecnica continuerà a cadere sul sasso perché siamo certi che verrà il momento della crescita, quando ci sarà la sicurezza , per farla propria. Nascerà il fiore dal sasso. Riusciranno i nostri eroi a rimanere insieme (quelli di Alwais together) per raggiungere la meta?

PRIMA, IL BACK-DOOR TUTTO CAMPO, POI NELLA SOLA META’ CAMPO

Per definizione il taglio “back-door” è il movimento principe dell’1c1 senza palla. Viene considerato come la capacità di scelta per eccellenza per battere l’anticipo, “dentro” ad un sistema di squadra. Di solito l’attenzione non è concentrata in modo prioritario sul movimento stesso. E questo è un handicap. Voglio dire che il “back-door” dovrebbe essere una meta sentita più profondamente. Lo ripetiamo, con consapevolezza. Quindi, in modo prioritario, non secondario, al sistema di gioco scelto. Infatti è la base per migliorare l’efficacia di qualsiasi sistema.

Chiariamo? Se per esempio, si gioca col sistema di “Tex Winter”, la priorità dell’insegnamento è riferita al “triangolo laterale”, realizzato col passaggio e movimento. E’ quello che predicano tutti i coaches. Sviluppando il sistema di gioco, il ragazzo comprende che la difesa può “anticipare” la circolazione di palla e solo allora “apprende” l’uso del “back-door” perché la difesa vuole anticipare l’inversione del gioco, caratteristica principale del sistema. E’ la strada che normalmente si segue.

Non la pensiamo allo stesso modo.

Lo affermiamo, consapevoli di non essere depositari di alcunché, ma tentiamo di realizzare la nostra idea sapendo che il basket è uno sport bello perché opinabile.

Di solito, il “back-door”, viene allenato con esercizi , detti fondamentali, sperando che il ragazzo durante il gioco peschi dal “suo sacco” questa capacità di muoversi per punire l’anticipo. Una strada che non porta subito verso una consapevolezza profonda, ma comunque viene trasmesso un concetto valido. Della serie: “Io l’allenamento l’ho fatto , dice il Coach, sta al giocatore comprendere il momento per usarlo!!!”. Pian piano, ci sarà un apprendimento, ma lento e poco consapevole. E’ sicuramente una questione di tempo. Ma anche di priorità.
“Come, Quando e Perché” usare il “back-door”, ecco la cultura da trasmettere, trovando la risposta dentro al sistema (tipo Tex Winter), ma solo secondariamente.

IL NOSTRO MODO DI PROCEDERE? ECCO L’ESPERIENZA

La “didattica metacognitiva” vuole raggiungere in modo prioritario la consapevolezza della reazione all’anticipo e si propone una metodologia diversa. Sappiamo a priori che il “back-door” è la base della riuscita di ogni sistema. Dobbiamo concentrarci subito su questo concetto. Infatti, fin dal primo momento con “Under 13-14” non è possibile usare la difesa a zona e tutto si svolge sotto la dittatura del pressing.
Perché lo sottolineo? E’ il momento dell’apprendimento del “back-door”, ma non fatto saltuariamente con gli esercizi. Bisogna proporlo come sistema di gioco perché non si gioca solamente “leggendo la difesa, ma anche “costringedo” la stessa a fare quello che vuole l’attacco.

Cominciamo dall’allenamento, riproducendo la situazione della partita.

Giochiamo con solo questo principio in allenamento e riproponiamolo anche in gara. Semplicemente perché sappiamo a priori che tutte le squadre faranno il pressing.
Niente “sistema di gioco tradizionale”, ma usando sempre e comunque il “back-door” come sistema. Basta condizionare la difesa ad esagerare l’aggressività con la quale è già pronta a difendere. Facile? Facilissimo.

Se tutto deve esser basato sul back-door, come procediamo? Costringendo , invogliando la difesa ad anticipare. Ripetiamo, sottolineando una definizione fondamentale del basket: “Trattasi di un gioco basato sull’azione e reazione.”
Quindi non si gioca solo “leggendo la difesa” , ma “costringendo” la stessa a fare quello che vuole l’attacco. Lo ricordate? E’ una definizione molto importante del Basket. Ricordiamolo sempre!!!

Basta fare le scelte giuste, pescandole dal “mare” delle idee del basket. Come detto, si parte dal presupposto che non si gioca solamente “leggendo la difesa”…
Una metodologia non esclude l’altra e lo sottolineiamo per chiarezza: “leggere la difesa” rimane sempre il principale modo d’interpretare il basket.

INCROCIO DI DUE ATTACCANTI CON PALLA E SENZA LA STESSA

Sistemata il problema della rimessa dal fondo dobbiamo avere idee per il gioco 5c5 nella sola metà campo. Ecco la nostra idea. Ripetiamolo senza problemi.
Parte dalla cultura delle definizioni, una delle tante:

“Il basket dice che è uno sport di “azione e reazione” .

Pensata però come “gestione” della stessa reazione. Cosa intendo dire? Non vogliamo che l’azione sia sempre fatta , in primis, dalla difesa. Si può anche “provocare” un’azione per indurre (costringere) la difesa ad una reazione già conosciuta.
Una volta venivano chiamate azioni, movimenti “esca” (Vittorio Tracuzzi).

Il nostro sistema di gioco è basato sull’incrocio di due uomini. Lo eseguiamo con la palla, tipo “mezzaruota” (termine figurato “antico” quando veniva fatto da tutta la squadra) e senza palla che chiamiamo “lampo” per la rapidità di esecuzione.

Va da sé che, tornando al “back-door”, è possibile agire in attacco in modo che la difesa sia tentata, e anche costretta, ad usare “l’anticipo difensivo”. Si apprende in questo modo, ma consapevolmente , l’uso del taglio dietro la schiena del giocatore.

Ettore Zuccheri (ZET)