SI APRE UN NUOVO MONDO SULLA CONOSCENZA DEL GIOCO.

Niente di nuovo eccetto la scelta, pescata dal “mare delle idee”. Infatti, per definizione, il basket è un mare di idee che possono essere pescate in vario modo e, in questo caso, l’idea ha successo se l’amo ha un’esca intelligente, tale da attirare l’attenzione della difesa. Il pescatore che getta l’amo è l’allievo che segue le indicazioni del maestro. Può farlo solo se è in grado di comprendere che all’azione, corrisponde una reazione conosciuta: l’anticipo. La reazione è tanto più incisiva quanto maggiore è la consapevolezza: il back-door.

Guardando il Diag. si comprende che la difesa deve continuamente “inseguire” l’avversario in fuga. Cercherà di anticiparlo, partendo da una posizione sfavorevole (linea di fondo), raggiunta dagli attaccanti che vogliono correre senza palla in CP.

Da qui si parte, incrociando il movimento senza palla, Quando (5) riceve , avrà l’inseguitore quasi a contatto con la bava alla bocca. L’attaccante (5) potrebbe subito tentare il back-door (prima di ricevere palla), ma  leggendo la difesa, dopo l’avvenuta ricezione,  preferisce giocare l’incrocio in palleggio con (4). Questo movimento è una vera trappola per il “back-door”. Contemporaneamente anche (3) e (2) incrociano per trovarsi nella stessa situazione di usare il taglio dietro la schiena.

I ragazzi pensano che un giocatore  scappa (fuga) se è in difficoltà e non comprendono che può essere fatta per ingannare, come sottolinea la favola degli “Orazi contro i Curiazi”. Parliamo di questo caso storico e non solo. Per educare il giocatore e inserire concetti culturali ci adoperiamo anche utilizzando altre  favole.

Quella di “Kata the Fox”, per esempio, è stata costruita allo scopo, basandosi sulla “sorpresa” che si crea nel difensore quando è battuto… mentre pensava d’impossessarsi della palla.  Allo stesso modo , il difensore rimane sorpreso, quasi interdetto e viene battuto dal taglio. In “Kata the Fox”, la volpe si trasforma in“Orso urlante” per sorprendere e cogliere l’attimo per fuggire , andando verso…la tana. Quando la “fuga” è fatta col palleggio siamo sempre nell’idea del “finto attacco”

Non perdiamo tempo per raccontare questa favola durante il tempo di lavoro, ma lo facciamo durante la “sosta per bere”. Due minuti per farli sorridere. Dona un piccolo aiuto  per raggiungere la consapevolezza sui movimenti basati sul  “back-door”. Proprio quelli appena usati, un attimo prima, durante la pratica.  La favola può piacere o non piacere al lettore, ma per il ragazzo è gradevole e lo osserviamo dalla lucentezza dei suoi occhi (vedi il capitolo filosofia e favole).

La “didattica metacognitiva” vuole trasmettere , dare la precedenza al“back-door”, piuttosto che al sistema di “Tex Winter” o qualsiasi altro modo d’interpretare il basket giocato.

NON SI GIOCA SOLO CON “PASSAGGIO E MOVIMENTO”

Si colgono le idee  pescando nel  “mare”, soprattutto se si osserva i propri  giocatori mentre giocano liberi in allenamento. Loro sono i grandi  maestri. Cosa abbiamo notato? Appena si accorgono  ovvero “leggono” la volontà dell’avversario diventano “furbi”, esagerando in sicurezza. E in sfrontatezza.La stessa cosa capita quando in gara si incontrano avversari più forti che mettono sulla bilancia del gioco la loro superiorità fisica. Impediscono le collaborazioni usando l’anticipo difensivo. Diventano “furbi” ed esagerano in sicurezza.Anche se si è inferiori bisogna reagire, pensando alla possibilità di battere l’avversario. C’è modo e modo di eseguire una semplice collaborazione tra due attaccanti. La scelta è importante quando si allenano dei ragazzi. E noi vogliamo che sia appreso subito l’uso del back-door.A livello giovanile “Under 13” utilizzare la formula di gioco basata sul concetto di passaggio-e-movimento  è sicuramente meno efficace della scelta fatta con il palleggio-e-movimento.  La differenza è proprio nella capacità consapevole di utilizzare il back-door che significa essere pronti a tagliare , ma anche “servire” col passaggio il compagno che si muove senza la palla. Passaggio, direttamente dal palleggio.Il lettore non deve pensare che un tipo di collaborazione possa sostituire l’altro perché entrambe i tipi vanno conosciuti. E profondamente , ovvero con consapevolezza. Ricordiamo che siamo nel periodo rappresentato dagli “Under 13-14”.  Noi abbiamo (per iniziare) scelto il secondo modo di collaborare perché riteniamo che “palleggio-e-movimento” sia una trappola (esca) per indurre la difesa ad anticipare e per i nostri ragazzi ad apprendere il back-door.Taglio e relativo passaggio fatto con destrezza. Ci interessa solamente che i ragazzi vadano in campo ad usare con “prontezza” il back-door e ogni altra meta tecnica diventa secondaria.

LE MANI “PARLANO”

Quando c’è una collaborazione, la comunicazione è importante. Usando “passaggio-e-movimento” il segnale viene fatto con la mano esterna, estesa e  aperta.Significa essere liberi di ricevere palla dando un punto di riferimento per il passaggio. Con “palleggio-e-movimento” la stessa cosa viene fatta coi “pugni chiusi” e bassi, lungo i fianchi. Significa essere marcati d’anticipo e anche avere (quindi) “letto la difesa”. La reazione giusta, conseguente alla lettura difensiva è il back-door, ma l’avversario non si sbilancia quando l’attaccante senza palla è fermo (Diag. sotto).

La scelta tra l’incrocio in palleggio e il back-door è problematica proprio perché la difesa è facilitata dalla staticità. Si può comprendere dal diagramma.

Descrizione: il primo Diag. illustra il tipo di collaborazione che difficilmente sviluppa il back-door, mentre  nel secondo c’è maggior possibilità che riesca  questo tipo di movimento senza palla, quello che noi cerchiamo come priorità.

Infatti, nel primo Diag. il passatore aggredito non può pensare alla collaborazione (ci può riuscire ugualmente se esperto) mentre nel secondo è  (1) che prende l’iniziativa e (2) ha due possibilità aggressive per collaborare. Una delle due è il “back-door”.

MUOVERSI SENZA PALLA PRIMA DELLE COLLABORAZIONI

 Va da sé che giocare in attacco in modo statico avvantaggia solamente la difesa.La sua difficoltà ad anticipare nasce se gli attaccanti corrono prima delle collaborazioni.

Per questo motivo abbiamo scelto di iniziare tutte le nostre collaborazioni da uno schieramento chiamato “ammasso”.

I ragazzi hanno bisogno di una comunicazione “metacognitiva” , qualcosa di figurato, che renda l’idea. Ammasso, perchè la difesa è ammassata, prigioniera tra due barriere di attaccanti. Basta guardare il primo Diag.

Il play (1) si sposta lateralmente e tutti incrociano il movimento senza palla, ma dall’ammasso profondo parte (2) per andare , fuggendo, dentro l’isola della salvezza. E’ la crf di metà campo. Nel frattempo (1) ingaggia l’1c1 con l’idea del finto-attacco che crea una situazione di “back-door” con (5).  Si arresta per cambiare direzione ed è l’esca che getta al suo avversario. Vuol far capire che lo scopo è giocare con l’abitante dell’isola della salvezza. Va da sé che (2) è anticipato ed userà il back-door per battere il difensore. Se non c’è il passaggio risolutore ecc o l’incrocio in palleggio con (4), trappola dichiarata per il back-door.

Questo attacco, che solo noi abbiamo costruito per esigenze dei nostri ragazzi, si chiama “treccia” perché nato dal movimento “atipico” di tre attaccanti.Il gioco “treccia” ha lo scopo di far giocare 1c1 in palleggio i nostri ragazzi ,sulla linea mediana longitudinale, quella che unisce i due canestri.Infatti, la maggior parte delle volte è (2) che riceve palla mentre i compagni si muovono senza palla come il battito delle ali di una “farfalla”.

Va da sé che, se l’1c1 non è risolutivo, per tante ragioni, non ultima perché la difesa ha chiuso, è il momento del “back-door”.

Abbiamo ripetuto almeno una volta alla settimana (per un anno) i fondamentali e l’attacco di squadra coi nostri ragazzi. Come una “goccia” continua che cade sul “sasso”. Qualcosa comincia a muoversi. Il fiore ha messo un po’ di radici, ma deve ancora sbocciare. Abbiamo notato che sono state messe  in crisi tutte le loro idee copiate dalla NBA. Non sono adatte a loro. Kevin Durant oppure Lebron James sono un’altra cosa. Dovendo mettere in pratica le copiature “casca l’asino” e devono imparare e crescere con questo gioco. Avere sicurezza nei movimenti adatti a loro, leggendo la difesa. Giocare 1c1 proteggendo la palla, usando il cambio di velocità e senso, tipico del “finto attacco”. Un consiglio scartato subito da loro  perché si identificano con le stars della NBA. Pensano che riuscendo a farsi passare la palla in mezzo alle gambe voglia dire avere una abilità che invece non esiste. Non sono dei fenomeni. Non lo sanno, bisogna dirglielo!!!Sognano e va bene, ma anche devono saper scegliere. Seguire il consiglio della “goccia”, fatta cadere appositamente dal Coach. Il risultato? Purtroppo , smettono di giocare 1c1 , si nascondono nell’ammasso dal quale esce solo chi ha carattere. Va nell’isola della salvezza chi ha personalità da vendere.